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Uomini e donne perchè ha successo? Il meglio del peggio.

Uomini e donne

Uomini e donne una delle trasmissioni più trash della televisione spazzatura.
Prima di commentare i suoi effetti sul sistema cognitivo-psicologico andiamo a percorrere insieme le tappe trionfali di questo capolavoro del trash italiano unico nel suo genere.

Uomini e donne è un programma televisivo ideato e condotto da Maria De Filippi, in onda su Canale 5 dal 16 settembre 1996.

Il programma televisivo è nato nel settembre del 1996 come versione “adulta” del precedente talk show della De Filippi Amici. Mentre all’interno di quel programma si discuteva, infatti, di problemi e tematiche giovanili in un contesto televisivo che dava spazio alle opinioni dei ragazzi, Uomini e donne è stato ideato inizialmente come un luogo dove una coppia possa raccontare la propria storia per discuterne col pubblico.

A partire dal gennaio del 2001 il programma, pur mantenendo lo stesso titolo, ha assunto un format completamente diverso, divenendo un programma per incontri finalizzato a dare la possibilità di instaurare nuove relazioni sentimentali. Dal gennaio 2010 nel programma, al Trono Classico, è stato affiancato un nuovo tipo: il cosiddetto “Trono Over“, in cui i partecipanti alla trasmissione sono uomini e donne con un’età che va dai quarant’anni in su. Dalla stagione 2016/2017 la trasmissione, nella sua versione classica, ha aperto anche alle coppie omosessuali.

Ora che sappiamo la storia di Uomini e donne possiamo passare a questa video-parodia dove un bimbo chiede al giovane padre spiegazioni sulla trasmissione TV che stanno vedendo: Uomini e donne appunto.

Non c’è da aggiungere altro. Il dialogo tra i due non solo è divertente perchè sarcasticamente drammatico, ma anche l’espressione perfetta del disagio causato dalla continua esposizione a questo tipo di programmi: i reality (dove di reale non c’è molto). “Idolatrare l’ignoranza…nessuno vuole vedere persone migliori di te…coltiva quell’odio e sopravvivrai” sono tre punti fondamentali da prendere in considerazione. Perchè?

Bene, iniziamo a dire che l’essere umano fin da piccolo apprende per modelli imitativi.

Bandura ha adoperato il termine modeling (imitazione) per identificare un processo di apprendimento che si attiva quando il comportamento di un individuo che osserva (bambino), si modifica in funzione del comportamento di un altro individuo che viene preso a modello (il genitore o care taker). Quindi il comportamento è il risultato di un processo di acquisizione delle informazioni provenienti da altri individui. La natura tende a replicare se stessa.

Esemplificativi risultano in questo senso gli studi condotti sull’imitazione di condotte aggressive da parte di bambini che osservavano un modello negativo familiare.

Mi spiego meglio. I bambini apprendono non perchè i genitori gli dicono cosa devono e non devono fare, ma apprendono per imitazione del comportamento delle figure adulte con cui passano il tempo dello sviluppo: genitori, nonni, baby sitter, TV, tablet, parenti, amici, etc… Ciò che dicono conta poco, sono le azioni, le intenzioni che vengono imitate. Il grado e tempo di esposizione, dei modelli adulti a cui è esposto il bambino (sia dal vivo che tramite TV e internet), definisce, indirizza e caratterizza i comportamenti, gli schemi cognitivi e sociali che il bambino mutuerà di quegli adulti. Molti autori hanno scritto che questo modo di apprendere poi finisce ad un certo punto dello sviluppo del bambino che inizia ad apprendere in altro modo (norme sociali, culturali, ambiente, istituzioni…).
Non è del tutto così. Anche da adulti noi imitiamo i modelli comportamentali che innescano l’imprinting di ciò che abbiamo appreso da bambini.
Cambiare se stesso è difficilissimo se non impossibile in certi casi. L’imprinting è ormai stato compiuto. E’ come se dopo 15 anni che abbiamo piantato un alberello in giardino e che ha uno stile a “cascata” vorremmo modificarlo in “eretto formale“.
Non è possibile. Dovremmo spezzarlo per riuscire nell’impresa e poi bisognerebbe attendere molti anni di sviluppo per far crescere le nuove gemme nello stile eretto. Tuttavia il risultato spesso non sarebbe soddisfacente a livello estetico.

– gli stili dei bonsai e degli alberi in natura –

Ma cosa ci spinge ad apprendere? Quali sono le motivazioni che innescano questa capacità?
Sostanzialmente noi imitiamo due tipi di persone:

1: Imitiamo chi stimiamo/amiamo

2: Imitiamo chi invidiamo

Del primo caso non credo ci sia niente da aggiungere. Cerchiamo di imitare le persone a cui vogliamo bene, che stimiamo da un punto di vista cognitivo, sentimentale, relazionale. Vediamo le loro qualità carismatiche e le comprendiamo. Ne siamo attratti e sedotti. Vogliamo essere come loro in modo sano e positivo.

Il secondo caso invece è differente. Quando invidiamo una persona è perchè in realtà vorremmo essere come lui/lei ma non su tutta la linea. Cioè non invidiamo tutte le qualità della persona ma solo quelle che noi non riusciamo a sviluppare perchè i nostri modelli imitativi appresi da piccoli non ci consentono di attivare perchè ci “boicottano”.
Per esempio: siamo introversi con l’altro sesso e una persona che conosciamo ha successo perchè spigliata.
Se non la stimiamo, perchè magari ha una etica e morale diversa da noi, tendiamo a invidiarla e sequenzialmente a odiarla.
Invidiamo (e poi odiamo) il fatto che quella persona che noi reputiamo viscida e falsa ha successo con l’altro sesso.
Questo ci limita. Perchè quando passiamo sequenzialmente dall’invidia all’odio buttiamo via il bambino con l’acqua sporca. Non riusciamo a distinguere cosa possiamo apprendere da quel soggetto perchè vediamo “il tutto” quello che rappresenta invece di “scomporlo in minimi termini” e imitare solo ciò che ci è utile e che sia in linea con i nostri valori.
In questo caso dovremmo imitare le qualità simpatia, capacità relazionali, spigliatezza e non il suo modo di essere viscidi o eticamente discutibili. Sono due cose distinte.

Quando ci rifiutiamo di ammettere che invidiamo (in modo positivo) delle parti di una persona (non tutte) rifiutiamo un messaggio essenziale che la nostra anima ci sta mandando: apprendi per amore o per invidia, ma apprendi!

Che c’entra con Uomini e donne?

I canali cognitivi sviluppati da chi guarda assiduamente questo tipo di trasmissione sono principalmente di tipo 2 e cioè imitativi per invidia. Ma i soggetti cognitivamente meno acuti, non comprendono il discorso che abbiamo esposto sopra, quindi non scindono in maniera corretta il bene dal male il giusto dallo sbagliato. Non riescono a capire che possono dividere i partecipanti in tanti piccoli elementi, prendere quelli che gli si addicono o che vogliono imparare e scartare quelli che invece non sono coerenti con loro.

Il cervello va in dissonanza cognitiva, entra in confusione, ed ecco che si apprende tutto il modello negativo in quanto reso leggittimo dal fatto che tali persone hanno successo perchè sono in TV, io no.
Inoltre quando vediamo chi è peggio di noi (o che reputiamo tale) ci sentiamo superiori provando sentimenti di altezzosità, superbia e distacco che limitano l’apprendimento per invidia perchè ce ne allontaniamo.
Siccome oggi la struttura sociale e culturale offre maggiori schemi di apprendimento per invidia che per amore (sono poche le persone che stimiamo in confronto a quelle che detestiamo), essendo accecati dalla rabbia non riusciamo ad attivare correttamente il modello di apprendimento.

Quindi si crea un pardadosso una imitazione al negativo di tutto ciò che il soggetto vede. Non solo piccole parti ma tutto l’insieme. Il motivo è perchè è in TV. Il messaggio inconscio che riceve il cervello è: per avere successo devo essere come loro. La frittata è fatta! Zac!

Quindi questi programmi tipo Uomini e donne, Temptation Island, Grande Fratello, etc…possono essere visti? Certo che sì, ma bisogna avere chiaro di attuare il metodo sovraesposto. Bisogna adottarlo sempre in ogni circostanza ed avere il controllo delle nostre emozioni e sensazioni.
Altrimenti se entriamo in dissonanza cognitiva sono guai seri per la nostra psiche e per le nevrosi che poi possono prodursi a seguito della continua esposizione a modelli totalizzanti negativi.
Se l’argomento è stato trovato interessante suggeriamo di leggere anche I sette specchi esseni di Gragg Braden.

Molti si chiedono chi sia il migliore psicologo o il migliore psicoterapeuta. La risposta è: il migliore psicologo o il migliore psicoterapeuta di se stessi è proprio lì davanti allo specchio.
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