Per giungere alla teoria di sviluppo del Sé sono state eseguite delle ricerche osservative su bambini molto piccoli e hanno evidenziato come la costruzione del sé sia un processo dinamico che si intreccia notevolmente con il processo di socializzazione.
William James – Io e Me
Il Sè comprende diverse componenti:
- il ME (me-self): il sé come oggetto di conoscenza, le rappresentazioni, le idee che una persona ha su se stessa, sulle proprie caratteristiche.
- l’IO (Io-self): sé come agente e conoscitore, come attore e autore delle proprie azioni e che include l’autoconsapevolezza, il senso di continuità nel tempo e il senso di unità.
Per autostima si intende il grado di soddisfazione, di apprezzamento che una persona ha nei propri riguardi.
Questa è una componente del sé molto importante perché influisce sul senso di benessere di una persona.
Una buona autostima è connessa al benessere psicologico.
Una bassa autostima è connessa alla depressione o alla tendenza a provarla nei momenti difficili e nei momenti di crisi. Ci sono due diverse approcci che tentano di rispondere alla domanda: “Da dove deriva l’autostima?”
- Secondo gli autori che si richiamano alla tradizione iniziata da William James: l’autostima deriva dalle valutazioni della propria competenza e adeguatezza in ambiti ritenuti importanti.
Quindi una persona ha una autostima tanto più elevata quanto più sente di riuscire in quei compiti o in quegli ambiti in cui si è prefissa di impegnarsi e riuscire.
Da questo punto di vista, l’autostima deriva dall’interiorizzazione della stima e dall’apprezzamento o, al contrario, dalla disistima, dal mancato apprezzamento della svalutazione che gli altri esprimono nei nostri confronti. Questi due punti di vista possono essere visti come complementari fra loro. Possiamo ritenere che sia le valutazioni che noi diamo di noi stessi, delle nostre prestazioni e delle nostre caratteristiche sia anche il modo in cui ci sentiamo percepiti e apprezzati dagli altri, influiscano sulla nostra autostima e possiamo anche aspettarci che queste influenze abbiamo pesi diversi in momenti diversi della vita.
René Zazzo, lo specchio e la macchia sul naso
René Zazzo negli anni ’60 compì degli studi su bambini molto piccoli e su gemelli per capire come avvenisse la costruzione e lo sviluppo del Sé.
COSTRUZIONE DEL SÉ: 3 mesi età i bambini si mostrano incuriositi dalla propria immagine nello specchio, segno che iniziano a capire di avere una identità diversa da altro. A causa di una Teoria della Mente non ancora sviluppata, l’individuo non è in grado di assumere il punto di vista degli altri.
La Zazzo posizionò i bambini davanti ad uno specchio con una macchia rossa sul viso e vide che bambini molto piccoli non riuscivano a identificare il viso nello specchio come il loro (e quindi si avvicinavano allo specchio e cercavano di toccare la macchia sul viso degli altri bambini) ma solo verso i 17 mesi riuscivano a identificarsi nello specchio e a toccare il proprio naso con la macchia.
George Mead e l’aspetto triangolare del Sé in relazione con il mondo.
La tradizione che si richiama a G.H. Mead e all’interazionismo simbolico collega l’autostima alla percezione di come si è considerati dagli altri.
MEAD: Uno degli autori più interessanti che evidenziarono lo sviluppo o la costruzione e sviluppo del sé è George Mead che individua un aspetto triangolare tra società (insieme di relazioni tra individui, gruppi), mente (processi psichici superiori e si origina dalla comunicazione e dall’interazione tra individui mente = capacità di produrre significati, simboli di riflettere su stessi) e il sé (capacità umana di trasformare l’esperienza che si ha in riflessione. L’individuo diventa oggetto di riflessione di se stesso e capacità di assumere gli atteggiamenti degli altri).
Secondo Mead il sé è il risultato delle condotte delle valutazioni degli atteggiamenti e delle aspettative che gli altri hanno verso i bambini, come il bambino si rappresenta .questa aspettativa e quale significato attribuisce.
Lewis e Brooks
Lewis e Brooks negli anni ’70 compì studi simili.
COMPRENSIONE DEGLI ALTRI: il termine di cognizione sociale indica quei processi che sono attivati per conoscere il mondo in particolare al modo in cui pensiamo e ragioniamo sulle altre persone.
Già verso la fine del primo anno di vita si può capire che l’individuo è in grado di percepire le persone come impegnate in comportamenti intenzionali e diretti ad uno scopo (attenzione condivisa e comunicazione gestuale e comprensione di quella espressa dalle altre persone).
Nella seconda infanzia il bambino oltre a descriversi secondo tratti più astratti iniziano a descrivere e riconoscere gli altri secondo tratti psicologici, capiscono che le persone possono fare dichiarazioni non vere se vogliono ottenere qualcosa o vogliono evitare dei guai; sanno distinguere le bugie dalla verità. l’egocentrismo evidenziato da Piaget tipico di quest’età sembra essere smentito da recenti studi. Nella fanciullezza i bambini iniziano a immedesimarsi nei panni degli altri e iniziano a capire che esistono punti di vista diversi
L’AUTOSTIMA dipende sia da fattori interni (James) ossia dalla differenza tra il sé percepito e il sé ideale dove la discrepanza tra le due componenti dà la misura di quanto siamo soddisfatti di noi, sia da fattori esterni (Mead) ossia dalla percezione di come si è considerati dagli altri.
Questi due punti di vista non sono contraddittori ma possono invece essere considerati complementari.
Autostima= valore e immagine che una persona ha delle proprie caratteristiche, capacità, una valutazione globale di sé e spesso riflesse percezioni che non sempre corrispondono alla realtà
Concetto di sé= si riferisce alle valutazioni legate a campi più specifici
Susan Harter – Il concetto di Sé e l’ autostima
Per valutare l’autostima Susan Harter ha ideato due strumenti di misurazione:
- Profilo dell’autopercezione di sé rivolto ai bambini rivolto a 5 ambiti (resa scolastica, performance atletica, accettazione sociale, aspetto fisico e condotta)
- Profilo dell’autopercezione per adolescenti che valuta i 5 campi dei bambini+ amicizia, attrattività e competenza lavorativa
Durante lo sviluppo l’autostima si sviluppa in relazione alle capacità di espressione del self e secondo le capacità cognitive:
Nella fanciullezza: i bambini iniziano a d identificarsi con qualità astratte e tratti psicologici, fanno riferimento a gruppi sociali, e si confrontano con gli altri (confronto sociale), iniziano a distinguere tra il sé reale e il sé ideale e l’autovalutazione personale diventa più realistica.
prima fanciullezza: i b si descrivono in termini concreti, osservabili, hanno una visione sfumata e positiva di sé e facendo fatica a distinguere realtà e desideri si attribuiscono capacità che non hanno; fanno fatica a fare un confronto sociale ampio, ma si paragonano ad un solo altro bambino
seconda fanciullezza: iniziano a menzionare tratti di personalità ed emozioni, hanno una valutazione più realistica delle competenze e iniziano a sviluppare il sé ideale (come vorrebbero essere)
In adolescenza lo sviluppo della comprensione del sé è processo faticoso perché cresce il confronto con gli altri, aumentando la sperimentazione sociale dei diversi ruoli e con la società, riconoscono di provare sensazioni contrastanti che li rendono spaesati e aumenta la consapevolezza del sé ideale e reale. Molti adolescenti iniziano ad avere un pensiero più astratto e ideale, sono maggiormente consapevoli di sé stessi e delle loro contraddizioni che emergono dai molteplici ruoli che vivono e sperimentano. il sé è fluttuante attraverso le situazioni e il tempo, è instabile fintanto che non costruisce una teoria di sé più solida e hanno una percezione del sé potenziale molto elevata, di quello che potrebbero, vorrebbero e temono di diventare
11-13 anni: forniscono quadro di sé contraddittorio in quanto iniziano a relazionarsi in contesti diversi e ad avere approcci diversi
14-15 anni: si percepisce la contraddizione del sé autentico e la fatica di relazionarsi in modo diverso con persone diverse e di non sapere chi sono autenticamente
16-17 anni: i conflitti sono superati grazie ai concetti che integrano i caratteri contradditori
L’autostima è molto influenzata dall’attaccamento che i genitori e i bambini instaurano nei primi anni di vita; infatti all’inizio essa è fortemente legata all’affetto che il bambino percepisce nelle persone per lui significative e alle competenze che lui si sente in possesso di dare. Inoltre, il supporto condizionato da parte dei caregivers, cioè le richieste da parte dei genitori elevate rispetto alle capacità relative ed effettive e soprattutto subordinate all’affetto e all’accettazione. D’altro canto, un’eccessiva indulgenza può permettere l’insorgere di una valutazione esagerata da parte dei bambini e non reggere il confronto sociale o sentirsi superiori ai coetanei
Erik Eriksson e gli 8 stadi dello sviluppo del Sé
ERICKSON psicologo tedesco ebbe la geniale idea di rapportare le fasi dello sviluppo psicosessuale di Freud allo sviluppo psicosociale e contribuì a creare una teoria basata sulla caratteristica che durante lo sviluppo psichico gli individui si trovano a vivere delle situazioni di conflitto che gli permettono di evolversi psicologicamente e crescere.
Erik Eriksson è stato uno psicologo tedesco naturalizzato statunitense. A partire dalle fasi dello sviluppo psicosessuale di Freud individua otto fasi di sviluppo psicosociale caratterizzate da compiti specifici che trovano una realizzazione positiva o negativa:
- Infanzia, (0-1) fase orale – coincide con la diade fiducia/sfiducia (fiducia in sé e negli altri, fiducia della madre nelle proprie capacità)
- Prima infanzia, (1-3) fase anale – riflette la conquista delle competenze dei bambini che si basano sul dualismo autonomia/incertezza (Tranquillità nelle competenze di acquisire esempio vasino)
- Età genitale, (3-6) fase fallica manifestazione di iniziativa/insorgenza dei sensi di colpa (Identificazione con i genitori rispetto a Freud più enfasi sulle componenti sociali)
- Età scolare, (6-12) coincide con la diade operosità/inferiorità (io sono quello che imparo)
- Adolescenza, (12-20) periodo di sperimentazioni, in cui si lavora sui concetti di identità /confusione d’identità
- Età adulta, (20-40) i rapporti sociali modificano la situazione e s’instaurano relazioni che si basano su una maggiore intimità/o scaturisce nell’isolamento (Creazione di una relazione di amicizia amorosa)
- Seconda età adulta, (40-65) generatività/stagnazione (Allevamento dei figli o imprese creative e produttive)
- Vecchiaia, (dai 65) integrità /stagnazione (Accettazione, senso di appartenenza alle generazioni e ai tempi)
Le otto fasi corrispondono ad otto crisi che sono spontaneamente vissuti dagli esseri umani e mirano allo sviluppo dell’identità: se le crisi dell’infanzia non hanno avuto una soluzione soddisfacente la persona continuerà a combattere le stesse battaglie anche in seguito in altri campi.
L’Identità per Ericsson è la comprensione e l’accettazione sia del sé che della propria società e della propria collocazione al suo interno: chi sono io? Quanto valgo per gli altri? Quanto valgono gli altri per me?
Come nella teoria di Piaget l’identità subisce una trasformazione da uno stadio all’altro e le precedenti forme di identità influenzano le forme successive.
Le prime fasi di sviluppo (fiducia, autonomia, iniziativa, operosità) contribuiscono a formare l’identità del bambino ma nel quinto stadio, l’adolescenza, questo problema arriva all’apice.
È un momento di pressioni: biologiche, psicologiche e sociali. Il compito dell’adolescente è di integrare le varie identificazioni che si porta dall’infanzia per formare una identità più completa. Se questa integrazione non avviene la personalità può rimanere frammentaria, priva di nucleo ed il problema può essere più importante se si appartiene ad una minoranza, ci si identifica troppo con genitori o si è posti di fronte a scelte troppo difficili.
Il gruppo dei pari o la partecipazione ad associazioni o movimenti politici può fornire la possibilità di provare nuove e differenti versioni del sé fino a quando il giovane non riesca a trovare il ruolo più adatto.
La transizione dall’infanzia all’età adulta è un momento difficoltoso che vede due forze contrapposte: una spinge verso il mondo adulto, complesso, sconosciuto e l’altra è la riluttanza a lasciare un mondo sicuro e garantito.
La confusione di identità che si crea in questa situazione nasce appunto dal tentativo di superare questa ambivalenza e di delineare proprie caratteristiche di stabilità, coerenza, valori e ideologie.
Durante l’adolescenza i ragazzi si trovano a dover affrontare grandi cambiamenti fisici e psicologici e hanno la possibilità di sperimentarsi in vari ruoli e di capire che persone sono. Durante questi anni si susseguono 4 diversi stadi d’identità o modi per risolvere il conflitto che Eriksson ha evidenziato tra identità e confusione dell’identità. In questo periodo l’individuo per superare questo conflitto esplora diverse alternative e investe personalmente energie per superarla.
Secondo uno psicologo ericksoniano, questo avviene attraverso il passaggio di 4 status.
- Confusione d’identità: è lo status di chi non ha ancora affrontato la crisi o preso un impegno; generalmente mostra poco interesse sulle possibili scelte lavorative o ideologiche
- Blocco dell’identità: è lo status di chi ha preso un impegno senza però sperimentare una crisi, in genere sono i genitori che tramandano il lavoro lo status sociale ai figli
- Moratoria dell’identità: è lo status di chi è dentro una crisi ma gli impegni sono assenti o non definiti
- Conquista dell’identità: lo status di chi ha passato una crisi e ha preso un impegno
Per potersi spostare nello stato di conquista delle identità gli adolescenti hanno bisogno di avere fiducia nel rapporto con i genitori, devono poter avere un approccio autoriflessivo verso il futuro ed essere orientati all’operatività.
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