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La psicologia di Drusilla Foer

Ho letto cose bellissime su Drusilla Foer: una donna intelligente, simpatica, ironica, colta, ecc. Ma molto di più: un inno all’anticonformismo e inclusione, contro i bigotti.

Quando l’ho vista e ascoltato per la prima volta il mio cervello l’ha inconsciamente collegata a Crudelia De Mon interpretata da Glen Close per via del suo sarcasmo pungente.

Immagino quindi possa essere una donna transgender e cerco su internet qualcosa in più su di lei… e qui la scoperta: Drusilla Foer è un personaggio inventato dall’attore Gianluca Gori.

Non è cisgender. Né tantomeno transgender.

Al di là della simpatia, intelligenza e bravura della maschera creata da Gianluca, leggendo gli articoli entusiastici della stampa mainstream e andando ad indagare mi sono chiesto: esattamente dove sarebbe l’inclusione e l’anticonformismo?

In 1984 di Geroge Orwel il concetto era chiaro e semplice: in tempi di omologazione dire cose di buon senso è un atto rivoluzionario. E Gianluca interpretando la maschera di Drusilia dice cose di buon senso in modo ironico, sarcastico e satirico. Quello che per secoli dall’antica Grecia si è sempre fatto: se vuoi dire la verità dilla facendoli ridere.

Sono stati molti gli uomini che hanno interpretato una donna per poter far ridere riflettendo sui paradossi della nostra società. Negli anni ’90 c’era la Signora Coriandoli, personaggio femminile interpretato da Maurizio Ferrini. Oppure Mauro Coruzzi in arte Platinette, Robin Williams interpretò Mrs Doubtfire, Tony Curtis e Jack Lemmon in “A qualcuno piace caldo”, Jared Leto in “Dallas Buyers Club” e potremmo andare avanti per ore…

Nessuno si è mai scandalizzato, perché erano attori che interpretavano un personaggio di sesso opposto. Nel compiere questo atto essi hanno attivato un super archetipo psichico junghiano detto: il giullare-saggio. Attenzione non ho detto solo Giullare ma Giullare/Saggio. Sono due strutture non una. Quando incarniamo ed evochiamo questo binomio archetipico psichico, in noi, riusciamo ad elevarci ad un livello altissimo. Diventiamo dei veicolatori di concetti universali.

Ed è questo quello che ha fatto Gianluca grazie a Drusilia e… Drusilia grazie a Gianluca. I due insieme sono la perfetta combinazione di energie maschili e femminili che in modo armonico, elegante, sincero e ironico riescono a dar vita ad una delle maggiori combinazioni archetipiche della nostra psiche: il Giullare-saggio appunto.

Per poter trovare la quadra e la giusta armonia tra queste due energie psichiche, Gianluca ha dovuto evocare molti personaggi femminili nel corso della sua carriera che non hanno avuto la stessa potenza, successo ma soprattutto lo stesso equilibrio psichico: Mascia, Olga Gorova e la signora Piera. Sono state le scintille che grazie al suo talento e alla sua costanza e al lavoro su se stesso gli hanno fatto poi attivare la splendida Drusilia Foer.

Identificare questa evoluzione personale, professionale e psichica di Gianluca rendendola una icona dei diritti trans, dell’inclusione o addirittura icona femminile è una grossolana approssimazione che banalizza tutto il lavoro e il vissuto di un artista poliedrico e non banale.

Banalizzare e mercificare le energie psichiche di Gianluca dentro stereotipi che tanto piacciono al petaloso mainstream vuol dire svalutare il duro lavoro e anni di gavetta che l’artista ha sulle sue spalle. Vuol dire svilire la capacità di aver trovato un equilibrio interno tra il suo mascolino e femminino indossando appunto una maschera e manifestandola sul palco. Vuol dire in estrema sintesi iconizzare la sua immagine piuttosto che valorizzare ed analizzare il percorso e il duro lavoro che ha permesso all’artista di trasmutare il piombo in oro.

Nessun uomo, nessuna donna o nessuna persona fluida dovrebbe indentificarsi con lui in senso iconico ma in realtà dovrebbe comprendere ed emulare il lavoro su se stesso che ha intrapreso Gianluca per poter mandare in scena Drusilla Foer. Perché incasellare Drusilia in un contesto non renderebbe giustizia all’unicità del lavoro che ha svolto Gianluca.

Drusilia lo ha fatto capire tra le righe parlando di DIVERSITÀ e UNICITÀ. Ma come al solito il mainstream non ha capito il significato profondo di quel discorso. Gianluca ha preso le sue DIVERSE componenti maschili e femminili, le ha ben bilanciate e le ha rese UNICHE.

Catalogare Drusilia come icona transgender o cisgender o altro significa proprio concentrarsi sulla diversità. Vuol dire concentrarsi ancora una volta sul CONTENITORE e non sul CONTENUTO.

Ora l’artista attraverserà una nuova soglia psichica che deriva dal successo popolare della maschera Drusilla.

Gli spettatori vorranno solo Drusilla Foer e non Gianluca. A loro non interessa cosa ha da dire Gianluca che in realtà è il suo creatore.

Perciò in questa fase Gianluca dovrà essere in gamba per non perdere la sua identità di persona che è tanto altro oltre la maschera che indossa in scena. Continuare a lavorare su se stesso facendo esprimere in ARMONIA tutti i suoi opposti piuttosto che mandarli in COMPETIZIONE.

Ed è questo il lavoro incessante che proprio chi ha un GENERE FLUIDO è chiamato a compire ogni giorno. Confrontarsi con un mondo che vuole che tu manifesti solo una delle tue molteplici parti che ti animano  solo per rassicurare false certezze e bigottismo perbenista altrui, della massa.

E’ un super lavoro quello che aspetta a Gianluca così come chi per natura è FLUIDO E UNICO. E’ un lavoro che solo in pochi sanno fare. Ed ecco la grande responsabilità che ne deriva rimanere in equilibrio in un mondo fatto di gente che non apprezza l’unicità chiamandola diversità.

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