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Persone anaffettive come riconoscerle e tutelarsi?

persone anaffettive

Le persone anaffettive sono in continuo aumento nel mondo occidentale perché i presupposti che lo generano sono in aumento: singolarismo, individualismo, egoismo (come mancanza di altruismo), senso elevato del giudizio e del giusto e sbagliato, competizione, materialismo.
La selezione naturale quindi favorisce la proliferazione di questa specie vivente perché si adatta meglio a quell’ambiente. Il buon Darwin docet.

L’anaffettivo non prova emozioni come una persona normale. Prova emozioni solo quando queste sono FUNZIONALI ad uno scopo o al perseguimento di un proprio OBIETTIVO. Ma quasi mai a livello empatico e se prova emozioni durano poco e se ne dimentica nel giro di una bella dormita.
Una sorta di opportunismo delle emozioni. Non è vero che non provano emozioni.
Moltissimi testi e ricerche affermano questo e sbagliano. Un essere umano se non provasse emozioni non potrebbe vivere a lungo in quanto il sistema limbico non funzionerebbe a dovere e accumulerebbe cortisolo. Più corretta è la definizione di: persona non educata a manifestare i propri sentimenti.

DA DOVE NASCE L’ANAFFETTIVITA’?

Le persone anaffettive non si creano da sole ma il primo imprinting è dato dal care giver (di solito la mamma). Grazie alla teoria dell’attaccamento di Bowlby sappiamo che questi individui hanno avuto uno dei due genitori (specialmente la mamma) anaffettivi. La madre essendo anaffettiva ha trasmesso il “morbo” della anaffettività. Come? Innanzi tutto queste madri, una volta partoriti i figli, li percepiscono come dei “pesi” per la loro libertà. Il figlio o figli sono serviti allo scopo di omologazione alla società e non nati da un vero e proprio atto di amore.
Anche se apparentemente sembrano brave madri (in quanto l’apparenza che mostrano al di fuori per loro è essenziale per l’omologazione) poi in intimità non sono realmente ed empaticamente collegate con i figli. Dato che i bambini apprendono per imitazione, il loro canale comunicativo è inconscio e diretto e quindi anche se la madre dice: “quanto ti voglio bene, quanto sei bravo/a, quanto sei bello/a” non è sentito col cuore e quindi il bimbo assorbe tutta la freddezza di quei momenti incorporandoli come fasulli.

COME CAPIRE SE HAI DI FRONTE PERSONE ANAFFETTIVE

Quindi un primo punto fondamentale per comprendere se si ha a che fare con persone anaffettive è fare domande sui genitori. Se hanno avuto una madre normativa, rigorosa, fredda, poco presente, poco attenta alle loro esigenze… allora state pur certi che siete di fronte ad una persona anaffettiva.

Il passo successivo è capire se l’anaffettivo/a è anche narcisista. Una combinazione fatale per un empatico.

Un soggetto anaffettivo può essere autolesivo, o lesivo o egoriferito.

Quando è egoriferito è quasi sicuramente narcisista. Il soggetto ti ascolta solo se quello che dici lo compiace e gli crea valore. Altrimenti non si interessa a te, ti snobba, ti da le briciole.

Il lesivo è una persona iper giudicante che vede negli altri solo ciò che non gli piace. Vive nel giudizio e vorrebbe che tutti facessero quello che lui ritiene giusto. Hitler era un’anaffettivo lesivo quindi dan.

L’autolesivo invece non c’è bisogno di spiegarlo, adotta atteggiamenti che non lo avvantaggiano.

Oltre all’anaffettività causata dai genitori esiste un’altra forma di anaffettività. Quella appresa.

Come funziona? Avete presente Anakin che diventa Darth Vader? Esattamente nello stesso modo. Uno Jedi se sottoposto a stress relazionali e lavorativi continui dove il suo altruismo non viene valorizzato per reazione si trasforma (suo malgrado) in anaffettivo. La sua mente reagisce difendendosi dagli eventi traumatici. Il trauma è un danno psicologico e neurobiologico: quindi un evento traumatico induce  una modificazione della struttura e della funzione di diverse aree cerebrali, riducendo la materia grigia. Quando questi traumi comportamentali, che subisce la persona, sono reiterati nel tempo perché il soggetto non attua strategie di coping (termine inglese traducibile con “strategia di adattamento” indica l’insieme dei meccanismi psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare problemi emotivi ed interpersonali, allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress ed il conflitto) allora parte il meccanismo della DISSOCIAZIONE.
La mente per ridurre i livelli di stress causati dall’esterno inizia ad essere insensibile a questi come meccanismo automatico e inconscio di autodifesa. Ed ecco che anche il Jedi più valoroso che non abbia capito come difendersi dal proprio demone che continuamente evoca, (non domandolo ma subendolo), possa trasformarsi nel più sanguinario degli anaffettivi.

COME DIFENDERSI DAGLI ANAFFETTIVI?

Il “metodo” ci spiega come ci possiamo difendere da queste persone anaffettive. In questa sede non è possibile spiegare dettagliatamente i meccanismi di difesa perché sono vari e multisfaccettati rispetto al tipi di anaffettività che ci si trova di fronte. Ogni persona è diversa, ogni avversario è diverso ha un proprio “stile di combattimento” e quindi ogni sistema difensivo è differente.

In linea di massima la prima regola è EVITATE LE PERSONE ANAFFETTIVE. Se non sapete come approcciarle lasciatele andare via. Se siete persone empatiche, sensibili, emotive e quindi non sapete padroneggiare le vostre emozioni ma al contrario sono loro che padroneggiano voi… la soluzione migliore è la fuga. Prima di fronteggiare tali avversari dovete allenare altri aspetti. Dovete disciplinare le vostre emozioni. Di strada ne avete tanta da fare.

Se invece siete abbastanza padroni delle vostre emozioni. Allora potete iniziare a fronteggiare questo tipo di demone avversario che entra nella vostra vita per insegnarvi ad evolvervi perché, in futuro, di anaffettivi ce ne saranno sempre di più. Il meccanicismo materialistico nel quale siamo immersi replica anaffettivi come batteri in un ventre caldo.
Mai e dico mai dovete reagire in maniera reattiva. Mai con rabbia. Teneteli alla giusta distanza.
Quello che vogliono è provocarvi creando un attaccamento per sentirsi sicuri e sentirsi emotivamente poco impegnati. Loro sono inconsapevoli del comportamento opportunistico e freddo che mettono in atto e del potere che vogliono esercitare a livello inconscio su di voi. Si credono brave persone e forse lo sono pure, se non sono anche narcisiste e/o lesiviste. Se reagite date loro la soddisfazione di cui hanno bisogno per alimentare il loro comportamento anaffettivo. Penseranno sempre che voi siete il problema, che non gli date l’affetto che si meritano e reiteranno il loro circolo vizioso sicuri delle loro false convinzioni.
Insomma li rinforzate la loro convinzione che l’anaffettività è un bene di protezione primario, perchè il mondo non li capisce, non gli da amore.
La comprensione di chi ci sta di fronte già di per se stessa è una difesa potente. Se avete capito di avere a che fare con un anaffettivo e voi lo nutrite con emozioni aspettandovi (vedi fallacia dell’aspettativa) un futuro migliore…allora la colpa è vostra. State giocando a briscola con le regole della canasta. Avete sbagliato gioco.
Non crearsi aspettative è un elemento essenziale.
Se di fronte c’è una persona anaffettiva dovete pensare che non sarete voi a cambiarla ma dovete solo imparare a gestirla come si fa con una risorsa sul lavoro. In questo caso le emozioni vanno dosate, l’empatia pure. Il giusto atteggiamento da avere è di due aspetti:

  • Non prenderli troppo sul serio e sul personale. Scherzare sui loro comportamenti smitizzandoli, solo quando loro si fanno vivi (non voi, dovete attuare il marketing della privazione) e facendo crollare le loro certezze con l’ironia. Mai essere pesanti (buona scelta per il recupero del riavvicinamento, consigliata).
  • Oppure, se avete dentro una componente di energia nera (ci auguriamo di no), potete scegliere di usare la legge dello specchio e rimandargli indietro il “dominio legato alla co-dipendenza“, che poi è quello che avrebbero applicato loro a voi (utile per l’apprendimento di tecniche avanzate ma altamente rischiosa per gli effetti collaterali, sconsigliata)

Il consiglio più grande è rimanere comunque con un cuore puro e provare compassione per queste persone lasciandole sempre ad un palmo da voi. Sono animali famelici a loro insaputa pronti a mordere la mano che li vorrebbe nutrire di affetto.

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