Perché attraiamo narcisisti?
Oggi parliamo dei narcisisti e del motivo per il quale entrano nella nostra vita.
Il mio maestro un giorno mi disse una frase che mi fece riflettere molto :“se una persona non può farti del male non ti farà nemmeno del bene.”
Quando cerchiamo notizie sui narcisisti più o meno troviamo le seguenti cose. I narcisisti ci fanno provare:
tensione continua, sensazione di camminare sulle uova, paura di esprimere le nostre idee. Dobbiamo stare attenti a tutto in un continuo stato di iper vigilanza.
Ci sentiamo un satellite inferiore di un pianeta più grande, sentiamo di dover adattarci ai suoi sbalzi di umore. Dobbiamo cambiare programma perché loro hanno cambiato idea.
Sono capaci di creare il doppio legame di Gregory Bateson: ci dicono cioè che ci amano a parole ma i fatti mostrano l’esatto opposto, mandandoci quindi ai matti perché capaci di farci vivere in perenne stato di dissonanza cognitiva affettiva.
Hanno un atteggiamento passivo aggressivo basato sul sarcasmo e sulla demolizione dell’altrui amor proprio e dell’identità.
Ci sentiamo impotenti. Le nostre parole vengono usate contro di noi. Viviamo nel terrore di aprire bocca perché ogni cosa che diciamo è sbagliata. Non ci ascoltano, hanno sempre ragione e non chiedono mai scusa. Fanno due pesi e due misure sempre. Se proviamo a spiegargli il loro comportamento incoerente e nocivo verso di noi si arrabbiano dicendo che non è vero e che soffriamo di vittimismo.
Sono ostinatamente opportunisti. Si mostrano fintamente generosi quando vogliono da noi qualcosa. Appena l’hanno ottenuta non esistiamo più ed è per questo che mendichiamo le loro attenzioni.
Se abbiamo avuto un rapporto con una persona narcisista la maggior parte di queste situazioni le abbiamo vissute.
Ora io vorrei impostare questo contenuto in modo differente rispetto a chi parla male dei narcisisti andando a considerare i partner come delle vittime. Userò il metodo del “sottosopra psichico” ribaltando gli equilibri dei classici discorsi omologanti.
Già perché se ci consideriamo delle vittime di narcisismo il nostro cervello elabora un concetto auto boicottante da cui è difficile uscirne. Ed è il seguente: Se io sono la vittima lui è il carnefice.
Vuol dire io sono impotente. Non ho potere sulla mia vita. È l’altro che esercita potere su di me. La colpa non è mia ma del cattivo e spietato narcisista che non apprezza le mie immense qualità e la mia bontà d’animo.
Insomma per ogni volta che pensiamo che il narcisista sia il cattivo noi appariamo ai nostri occhi e agli occhi di chi raccontiamo della nostra relazione disfunzionale, i buoni e malcapitati della situazione. Ci stiamo auto svalutando. Stiamo creando un incantesimo regressivo chiedendo aiuto ai genitori, alla maestra alle istituzioni perché non ci sappiamo difendere da soli.
Evochiamo nei nostri discorsi la “captatio benevolentiae”. E’ un potentissimo auto incantesimo mentale distruttivo che non solo ci fa rimanere dove siamo, e cioè nel territorio dell’impotenza appresa, ma è capace di evocare in futuro nuovi narcisisti ancora più accaniti nei nostri confronti. Perché non andiamo oltre le lamentele e a dare le colpe al prossimo. Ci limitiamo a pensare che il narcisista abbia torto e noi ragione. Cristallizziamo il pensiero sulla frequenza duale del cosa è giusto per noi e cosa è sbagliato. Cosa ci meritiamo e cosa non ci meritiamo. Una trappola autoindulgente mentale tossica molto peggiore del semplice narcisista.
Spesso l’incantesimo mentale, in alcune persone funziona in questo modo: non appena finiamo una relazione con una persona narcisista cerchiamo un partner a cui succhiare energie per ripristinare il nostro equilibrio energetico omeostatico.
Mi spiego meglio. Molto spesso, quando siamo reduci e sfiniti da una relazione con un narcisista tendiamo a voler attrarre una persona mite, passiva, remissiva ubbidiente. Un buon samaritano del quale non siamo innamorati. La avviciniamo solamente perché ci fa sentire importanti e al centro delle attenzioni che invece il narcisista ci aveva tolto. Ci serve solamente per ricaricare le energie…
Potremmo anche sposarla e viverci insieme tutta una vita solo addirittura per paura di incontrare un nuovo narcisista. In questo caso la paura di metterci in discussione ci fa vivere una vita piatta, e come dice il mio maestro: se non è capace di farti male non ti farà neppure del bene. Il tutto solo per non avere mai più a che fare con una persona narcisista.
Oppure invece di sposarla, una volta che ha terminato il suo compito ricostruttivo della nostra finta autostima, la lasciamo. In pratica ci siamo comportati noi stessi da narcisisti, ovviamente con un grado differente, su un’altra persona. Solo allora siamo pronti per attrarre un nuovo narcisista questa volta ancora più potente di quello precedente perché invece di affrontare noi stessi siamo scappati a gambe levate approfittando della buona fede dell’ignaro a cui abbiamo succhiato energie. E così il gioco va avanti all’infinito.
Una volta mi dissero: “siamo tutti i narcisisti di qualcun altro”. Per dire che è difficile trovare una coppia che abbia un giusto equilibrio.
Perché?
Perché non conosciamo le leggi di psicologia ermetica ed alchemica, non conosciamo le leggi universali psichiche che regolano questo mondo. Non abbiamo occhi per vedere. Perché il nostro cuore è intrappolato nelle paludi degli incantesimi mentali del decadente romanticismo tanto caro ai cavernicoli platonici.
Ma la cosa peggiore di tutte, e che non ci farà mai uscire dalla trappola mentale, è che continuiamo a pensare che la colpa sia proprio dei narcisisti.
Non esiste nessun carnefice se non c’è una vittima. Non esistono cattivi se non ci sono rammolliti che non si sanno difendere perché i cattivi fanno i cattivi proprio per allenare i buoni nella disciplina dell’autotutela. E’ il loro compito e lo assolvono egregiamente.
“Sii vis pacem para bellum” diceva Vegezio. Se vuoi vivere in pace devi allenarti alla guerra.
Ma non battaglia in senso di lotta col prossimo. Ma intesa come l’addestramento che il Re fa fare alle sue truppe per tenerle sempre allenate nel caso in cui un invasore dovesse presentarsi a causa della nostra pigrizia evolutiva o del nostro comportamento emotivo reattivo.
Nessuno può diventare il nostro carnefice se noi non abbiamo l’atteggiamento delle vittime.
La partita si gioca tutta li.
Per acquisire potere su di noi e sul mondo psichico che creiamo bisogna evocare l’androgino: il perfetto equilibrio tra le energie del femminino e mascolino che dimorano in ognuno di noi. Queste due forme archetipiche inizialmente sono antagoniste in noi e quindi in guerra, perché non sappiamo che esistono e come funzionano. Compito della società omologante e della Matrix è quello di mandarle in ombra e quindi in dissonanza armonica facendole lavorare in antagonismo. Il nostro compito è quello di mandarle in assonanza integrando le due energie antagoniste in un unico essere dotato di un grande potere.
Quindi togliamo il primo velo: se attiriamo persone narcisiste vuol dire che abbiamo attivi gli archetipi ombra dell’innocente, dell’amante, dell’angelo custode, dell’orfano. Inoltre le nostre componenti del mascolino e femminino in antagonismo. Siccome abbiamo tutti gli archetipi attivati nell’ombra come possiamo pretendere che arrivi un maestro bianco, un principe azzurro o una cenerentola?
Il narcisista è quindi il maestro nero evocato da noi e di cui abbiamo bisogno per darci una mossa e iniziare il lavoro di crescita personale. Oltre al narcisista possiamo attrarre anche altre forme di vampirismo energetico.
Ora sarò ancora più chiaro:
Quando sentiamo di essere dei dipendenti affettivi è perché abbiamo attivato ad un alto livello la paura dell’abbandono. Tale paura attiva gli archetipi che ho prima citato a livello ombra. E’ una disfunzionalità che spesso viene dal passato.
Queste sono le tre tipologie più comuni:
Perché replichiamo per imitazione una situazione familiare dove uno dei due genitori era vittima e l’altro dominante. Se entriamo in empatia con chi subisce introiettiamo quello specifico comportamento disfunzionale.
Oppure nasce da un evento traumatico dove abbiamo perso qualcuno di molto caro e avvertiamo latente la sensazione di impotenza e ineluttabilità.
A livello familiare mendicavamo l’affetto dei nostri genitori troppo impegnati in altro. Ci vergognavamo di non essere all’altezza delle aspettative. Siamo vittime dell’indifferenza.
Il modello dello schema comportamentale del dipendente affettivo è più o meno questo: Se dono amore quell’amore mi verrà restituito perché la persona a cui lo dono alla fine apprezzerà il mio amore.
Ma in realtà questo pensiero, più o meno conscio, non ci restituirà del bene ma solo male. Perché?
Perché stiamo svalutando il nostro modo di amare. Non si può dare amore agli altri se prima non si impara ad amare se stessi e soprattutto ad avere rispetto per se stessi. Invece il dipendente affettivo dona amore agli altri per non voler mettere in discussione lo schema appreso. Non vuole lavorare sull’indipendenza.
Infatti la maggior paura delle persone non è la paura del fallimento… ma la paura della responsabilità della gestione del proprio potere.
Perché nel fallimento possiamo dare la colpa sempre ad un altro. Ma se non sappiamo gestire il nostro potere psichico la colpa è solo nostra e sono poche le persone che vogliono essere coscienti del loro livello di impotenza sul proprio modo mentale. Anche perché se si prendesse coscienza del problema, senza un adeguato supporto, si cadrebbe nella depressione e in atteggiamenti nevrotici.
Perciò il dipendente affettivo per compensare la propria mancanza di emancipazione dalle proprie dipendenze mentali cosa fa? Eccede nell’amore ombra. Eccede nel dare agli altri e… le conseguenze sono negative. Non regola il dare-avere affettivo. Non riesce a gestire in modo armonico le leggi psichiche universali dell’oscillazione, dei cicli, della polarità.
Vi faccio un esempio. Se do poca acqua alle mie piante queste si seccano perché la terra è arida.
Se invece ci sto troppo appresso dandogli troppa acqua e concime le piante muoiono lo stesso perché le radici marciscono.
Il quanto basta è un principio alchemico che richiede osservazione, conoscenza, presenza, disciplina e costanza.
I dipendenti affettivi non riescono a lavorare sul quanto basta perché avvertirebbero un senso di colpa e di vergogna se non lasciassero libero sfogo alla loro incontinenza affettiva. Riempiono di attenzioni gli altri: il partner, il capo ufficio, i figli, la famiglia, il cane. Trascurano sempre se stessi mettendo gli altri al primo posto. Allora invece che attrarre respingono perché il troppo stroppia e fa marcire i sentimenti. A questo punto si sentono offesi per il fatto che il loro comportamento non genera affetto ma distacco perché, come detto, la troppa acqua fa marcire le radici. Cornuti e mazziati!
Se questo comportamento disfunzionale non viene osservato, compreso, e trasmutato allora gli archetipi ombra si attiveranno ad un tale livello che solo i narcisisti busseranno alla porta del dipendente affettivo. Narcisisti dapprima basici fino ad arrivare ai compulsivi nevrotici, agli ossessivi, ai patologici e agli psicopatici. Che sono quelli di più alto grado.
Esistono moltissime sfumature di narcisismo. A seconda del lavoro che dobbiamo fare in noi stessi il narcisista adatterà la propria strategia comportamentale proprio per allenarci a sradicare, bruciare e fondere il finto amore ombra che svendiamo al prossimo e che tutto fa marcire.
Mi dispiace essere così diretto. Ma prendere coscienza delle cose è un processo doloroso perché alla fine ci rendiamo conto che la respons-abilità è nelle nostre mani. Siamo Re del nostro mondo e fino a che ci comporteremo in modo eccessivamente prodigo ogni consigliere, ciambellano o cortigiano manipolerà noi ed il nostro regno vivrà nell’ombra e non sarà mai prospero.
Riassumendo: i narcisisti sono i migliori maestri neri che possiamo incontrare se soffriamo di dipendenze affettive e paura dell’abbandono. Siccome ci toccano emotivamente riescono a farci provare un forte disagio che serve a farci uscire dalle paludi mentali delle false credenze dell’amore ombra che abbiamo introiettato nel passato (relazioni genitoriali tossiche condite magari con indifferenza affettiva oppure traumi affettivi importanti) e che inconsciamente riproponiamo svendendo affetto per acquisire il potere della creazione della dipendenza sugli altri.
Grazie all’affetto che mendichiamo ci mettiamo nelle condizioni di voler creare dipendenza in chi le riceve. Nel senso che se io faccio tanto per qualcun altro quell’altro si impigrirà e marcirà perché sono io che mando avanti la baracca. Quando raggiungerò il mio obiettivo l’altro diventerà pigro. Lui o lei senza di me non sarà stimolato a fare più nulla. Questo è quindi uno dei modi principali che mette in campo un dipendente affettivo per avere potere sugli altri.
Il problema è che questa strategia funziona con tante persone ma non con i narcisisti perché loro hanno il compito di evocare l’archetipo del distruttore e di radere al suolo questo comportamento svalutativo e disfunzionale che abbiamo.
Ma come si neutralizza una persona narcisista? Innanzi tutto emancipandosi dalla dipendenza affettiva e dalla paura dell’abbandono utilizzando la regola: “aumenta in sicurezza ciò che temi possa capitare”. Lavorando sull’equilibrio del quanto basta nel dare e avere affettivo. Nel diventare indipendenti ma soprattutto nell’usare l’ironia invece del lamento.
Il narcisista detesta non essere preso sul serio. Detesta non essere riconosciuto per il suo fascino, intelligenza per la sua posizione economica o di potere. Detesta se non lo mettiamo al centro del mondo.
Bene, ogni volta che utilizziamo l’ironia per ridurre l’escalation di Io… Io… Io… Io… auto referenziante che fa il narcisista allora stiamo mandando un segnale importante: qui non ci sono energie da succhiare.
A quel punto la persona narcisista andrà via da sola perché per vivere ha bisogno di succhiare l’energia dei dipendenti affettivi cercando una nuova vittima.
E ricordiamoci che i narcisisti non esisterebbero se non ci fossero i dipendenti affettivi alla disperata ricerca di un maestro nero.
Buon allenamento