IL SENSO DI COLPA: QUESTO CONOSCIUTO!
Quante volte ci è capitato di esprimere la nostra opinione dal vivo o sui social che magari andasse contro il “buonismo” delle masse collettive benpensanti e ci siamo sentiti attaccati dal classico intervento del solito moralizzatore che ci rimetteva in riga grazie alla tecnica (sperimentata ormai da secoli magistralmente dalla Santa Romana Chiesa) della frustrazione innescata dal senso di colpa.
Massicce dosi di: “non si dice… non si fà”, servono ad anestetizzare il pensiero divergente e a sviluppare il pensiero convergente. In poche parole a creare una unica forma pensiero di massa alla quale o ti adegui oppure sei diverso e quindi non accettato.
Il senso di colpa è una delle più grandi leve per far dire e far fare a qualcuno (che si lascia manipolare) qualunque cosa. Lavora su un livello subdolo di metapensiero: l’omologazione sociale.
Bisogna però prestare attenzione a quello che si dice e a come lo si dice se si vuole esprimere la propria idea originale contro corrente, in quanto gli influssi negativi dei benpensanti (in molti film vengono rappresentati come morti viventi: “They live” di John Carpenter ad esempio). Anche qui esiste una regola e il metodo ci viene incontro.
Esprimere di pancia i propri sentimenti o opinioni è non solo controproducente ma anche fuori luogo il più delle volte. Inoltre una volta attaccati dal moralizzatore di turno il risultato può essere duplice: alcuni avvertono una sensazione di malessere (il senso di colpa è entrato nella crepa e sta lentamente alimentando la frustrazione), altri invece innalzano le dosi di rabbia e stress (producento il tanto temuto cortisolo) o peggio entrambe le situazioni.
PROFILO DEL MORALIZZATORE:
Inoltre, per la “legge dello specchio“, chi si atteggia a moralizzatore spesso è un soggetto represso e sottomesso (dalla famiglia, dalla religione, dal lavoro, dal partner, etc..) e non realizzato. Non ama il confronto perchè è divorato dal senso del giudizio, soprattutto verso se stesso. Si giudica in continuazione per aspirare ad una immagine di perfezione che non è di questo mondo. Si logora e si distrugge dall’interno. Non essendo quindi felice, perchè non può realizzare pienamente se stesso, si scaglia contro gli altri per moralizzarli ed ammonirli. Per essere felice e in pace con se stesso deve innescare l’infelicità nel prossimo reo di pensarla in maniera differente. Sono vampiri energetici quasi privi di senso dell’umorismo e la serietà è il loro pesante biglietto da visita.
STRATEGIE DI PROTEZIONE:
Al fine di controllare e direzionare il proprio comportamento in funzione delle richieste che pervengono dalle circostanze ambientali, proteggendosi dai moralizzatori, vi sono dei meccanismi che consentono l’adozione di strategie per la gestione della nostra immagine «pubblica». Le strategie di autopresentazione, consentono di presentare se stessi in modo da raggiungere i propri obbiettivi. Esse sono in relazione al tipo di funzionamento dell’individuo, che si può definire:
– Ad alto automonitoraggio
– A basso automonitoraggio
Le persone ad alto automonitoraggio si percepiscono come flessibili, abili nel diventare parte di qualsiasi situazione sociale, capaci di dimenticare o far scomparire i loro tratti più intimamente caratteristici, se questi entrano in contrasto con le richieste dell’ambiente. Una persona dotata di una buona capacità di automonitoraggio della propria condotta è in grado di cogliere le caratteristiche e le richieste dell’ambiente in cui si trova, adattando il proprio comportamento alla situazione richiesta, anche malgrado un tono d’umore contrario alle circostanze. Le strategie di autopresentazione richiedono conformismo, spingono cioè l’individuo ad adeguarsi alle opinioni del gruppo; mentre se la situazione richiede indipendenza di giudizio, essi diventano non conformisti.
Le persone a basso automonitoraggio invece si percepiscono come non capaci, né motivate a regolare il loro comportamento espressivo; sono incapaci o non vogliono modificare le proprie manifestazioni di tipo espressivo, comportamentale ed emozionale. Nella scelta di persone per la propria interazione, la persona a basso automonitoraggio è legata al principio della somiglianza, per il quale ricerca persone che gli assomiglino.
E’ chiaro che se nella vita non si vuole essere bersaglio dei moralizzatori e dei sensi di colpa, bisogna concentrarsi e allenare le tecniche che sviluppano strategie ad alto automonitoraggio.
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Per molti ma non per tutti!
Molti si chiedono chi sia il migliore psicologo o il migliore psicoterapeuta. La risposta è: il migliore psicologo o il migliore psicoterapeuta di se stessi è proprio lì davanti allo specchio.
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