Quale è la storia di Gautama Siddharta il Buddha?
Circa 2.500 anni fa, nell’India del nord, una donna, la regina Maya, il cui nome significa “illusione”, era in viaggio verso la casa paterna per far nascere un figlio, così come richiesto dalla tradizione.
La leggenda narra che ella partorì in un boschetto, dando alla luce Gautama Siddharta, il Buddha, che significa “risvegliato” o “illuminato”.
Tuttavia il Re non voleva un figlio asceta bensì un condottiero forte e coraggioso.
In qualità di figlio del re, Siddharta viveva negli agi e nei fasti del palazzo reale, senza avere mai modo di osservare la sofferenza dell’uomo perché il padre aveva espressamente ordinato che il figlio avesse contatti solo con persone giovani, fiorenti ed in ottima salute.
Prese in sposa Yosodhara: da lei ebbe un figlio, “Rahula”, che tradotto letteralmente significa “impedimento”.
Siddharta aveva sempre vissuto nell’opulenza all’interno delle mura del Palazzo reale, il padre lo aveva deliberatamente protetto dal mondo circostante onde evitare che le profezie sul suo conto potessero avverarsi. Ma il Principe aveva un destino ben diverso e all’età di 29 anni, mosso da una morbosa curiosità, riuscì a varcare le porte del Palazzo.
Ma un giorno, Gautama uscì dal palazzo reale e poté osservare con i suoi occhi il mondo ”reale”, fatto di sofferenze derivanti da morte, malattie e vecchiaia.
Fu così che dentro di lui si fece strada l’idea di trovare, a tutti i costi, un modo per uscire dalla sofferenza del mondo da poter insegnare agli altri.
I tentativi di suo padre di nascondergli la verità fallirono e Siddharta, profondamente scosso dall’esperienza della vita reale, decise di abbandonare per sempre il Palazzo e di dedicare la sua esistenza alla scoperta delle cause di tanto dolore e tanta sofferenza. Quattro furono le sue uscite dal Palazzo perché quattro sono le verità sacre da risvegliare.
Abbandonata la sua casa a trentacinque anni iniziò la ricerca che lo condusse, in meditazione sotto un albero, al raggiungimento del “risveglio”, stato in cui la mente si ferma e l’individuo ottiene la pace dei sensi.
Capì che il solo modo per conquistare la tanto ambita libertà era l’equilibrio. Comprese che gli estremi, nel bene e nel male, nello sfarzo e nella povertà, appartengono alla logica del dualismo e in quanto tali non servono a nulla. Solo la via di mezzo, la conciliazione degli opposti, conduce alla liberazione.
In quel momento Mara, ovvero l’ego, fece la sua comparsa nel tentativo di dissuaderlo, suggerendogli di lasciar perdere la sua ricerca visto che la strada della liberazione era troppo dura da percorrere. Siddharta non rispose al richiamo dell’ego e all’alba, finalmente, raggiunse l’illuminazione, trasformandosi in un Buddha.
Molti si chiedono chi sia il migliore psicologo o il migliore psicoterapeuta. La risposta è: il migliore psicologo o il migliore psicoterapeuta di se stessi è proprio lì davanti allo specchio.
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